Peter Buggenhout e l’atto del cadere

Le opere partono da un punto verso il futuro e cadono all’indietro, nel passato, diventano testimonianze di una temporalità sincopata, “convulsiva”...
16 Febbraio 2017

«Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!» – Vangelo secondo Matteo  (15, 14)
Con questo versetto l’artista belga Peter Buggenhout sembra presentare sinteticamente la sua mostra The Blind Leading The Blind, curata da Simone Menegoi (per leggere l’intervista al curatore), ospitata ancora per pochi giorni al Palazzo De’ Toschi a Bologna (Fino al 19/02 – La mostra è promossa da Banca di Bologna). Le due opere esposte, The Blind Leading The Blind # 65 (2014) e The Blind Leading The Blind # 25 (2007), derivano il loro titolo dalla celebre tempera di Pieter Bruegel il Vecchio datata 1568 e conservata a Capodimonte.

Della frase riportata poco sopra c’è una parola che più di altre mi avvicina all’opera di Buggenhout, l’atto del cadere. Quest’azione, su cui in tanti hanno speculato per l’affascinante significato, si ritrova a più riprese nell’opera dell’artista: “The Blind Leading The Blind # 65” (2014) nella sua imponenza – circa 10 metri di lunghezza per 6 di altezza – sembra formata da un ammassamento di cose cadute, rotolate, instabili o sul punto di cadere.
Di fatto, ciò che mi colpisce non è “l’impatto spettacolare” dato dalle dimensioni, bensì la precarietà che il tutto ispira. Tubi di ferro, pannelli di compensato, moquette, scarti industriali, calcinacci: tutti resti “caduti” – se per caduti si intende ‘gettati’, ‘buttati via’ in quanto scarti, resti di un qualcosa che un tempo funzionava e ora non ha più un utilizzo – e scelti, poi dall’artista per il loro valore di cose invisibili, di nessun valore, appunto, residui di architetture, di macchinari, di rivestimenti…
Se andiamo a rovistare l’etimo della parola “cadere”, il significato si apre ulteriormente, avvicinandoci ancora più alla misteriosa opera; cadere, accadere, scendere, venir meno. Si cade nel pericolo, nel peccato, nel fondo. Affascinante pensare che “The Blind Leading The Blind # 65” sia la metafora opposta alla trascendenza: qualcosa che non eleva, ma inabissa, che attrae verso il basso, che segue la forza di gravità.

Peter Buggenhout, The Blind Leading The Blind # 65, 2014  iron, wood, aluminium, plasterboard, plaster, plexiglass, rubber, polyurethane, polystyrene, fabric, household dust 540 (h) x 660 x 985 cm Photo Credits: Dario Lasagni

Peter Buggenhout, The Blind Leading The Blind # 65, 2014 iron, wood, aluminium, plasterboard, plaster, plexiglass, rubber, polyurethane, polystyrene, fabric, household dust 540 (h) x 660 x 985 cm Photo Credits: Dario Lasagni

In una prospettiva più ampia e generica, tutta la ricerca dell’artista – da decenni impegnato a sfidarci con le sue sculture che hanno l’aspetto di relitti – si può facilmente avvicinare, metaforicamente, alla “caduta” a cui la società contemporanea sembra ossessivamente avvicinarsi. Se il concetto di futuro, progresso, avanguardia è associabile a superfici lucide, immacolate, specchianti, quasi liquide, etere… le sculture di Buggenhout allora sembrano l’esatto opposto: sono monumenti dedicati ad un indecifrabile passato, retroguardia e reazione a tutto ciò che spinge in avanti, verso l’oltre.

È appassionante pensare che – sempre nella prospettiva in cui ho visto queste due misteriose sculture – il loro ambiente favorevole, per considerarle frutto di un’inevitabile caduta, sia quello in cui si riconosce un dislivello, una differenza di altezza tra due punti, generalmente la partenza e l’arrivo di un percorso. Ecco dunque che acquista significato la definizione che molti critici hanno dato alle opere come “reperti archeologici del futuro”.
Le opere partono da un punto verso il futuro e cadono all’indietro, nel passato, diventano testimonianze di una temporalità sincopata, “convulsiva”, per utilizzare una parola cara al Surrealismo, corrente sicuramente lontana all’opera di Buggenhout, ma che ha alcuni aspetti in comune, tra tutti l’”atto del cadere” che facilmente si evince…
A difesa di questa posizione, elemento su tutti, la polvere che copre – o “chiude”, sempre per rovistare tra l’etimologia… – tutte, o quasi, le superfici di “The Blind Leading The Blind # 65”, e anche dell’altra scultura in mostra, “The Blind Leading The Blind # 25” (2008). La polvere, “associata allo scorrere del tempo, al decadere e al dissolversi delle cose, la polvere suggerisce di leggere le sculture dell’artista belga come malinconiche vanitas, nature morte che rammentano a chi le guarda la caducità di tutto.”
Ecco, ancora una caduta, imperitura.

Peter Buggenhout, The Blind Leading The Blind # 65, 2014  iron, wood, aluminium, plasterboard, plaster, plexiglass, rubber, polyurethane, polystyrene, fabric, household dust 540 (h) x 660 x 985 cm Photo Credits: Dario Lasagni

Peter Buggenhout, The Blind Leading The Blind # 65, 2014 iron, wood, aluminium, plasterboard, plaster, plexiglass, rubber, polyurethane, polystyrene, fabric, household dust 540 (h) x 660 x 985 cm Photo Credits: Dario Lasagni

Peter Buggenhout, The Blind Leading The Blind # 25, 2008 plastic, polyurethane, polyester, aluminium, iron, wood, plexiglass, household dust over a core of debris 110 (h) x 200 x 185 cm Photo Credits: Dario Lasagni

Peter Buggenhout, The Blind Leading The Blind # 25, 2008 plastic, polyurethane, polyester, aluminium, iron, wood, plexiglass, household dust over a core of debris 110 (h) x 200 x 185 cm Photo Credits: Dario Lasagni

Peter Buggenhout, The Blind Leading The Blind # 25, 2008 plastic, polyurethane, polyester, aluminium, iron, wood, plexiglass, household dust over a core of debris 110 (h) x 200 x 185 cm Photo Credits: Dario Lasagni

Peter Buggenhout, The Blind Leading The Blind # 25, 2008 plastic, polyurethane, polyester, aluminium, iron, wood, plexiglass, household dust over a core of debris 110 (h) x 200 x 185 cm Photo Credits: Dario Lasagni

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