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Broken Archive | Villa Romana

Pochi giorni fa Villa Romana – istituzione culturale fiorentina diretta dal 2006 da Angelika Stepken – ha lanciato la piattaforma digitale Broken Archive con l’obiettivo di raccogliere le esperienze artistiche che hanno visto nel Mediterraneo la fonte delle loro pratiche...

The Broken Archive, screenshot, 2021

Pochi giorni fa Villa Romana – istituzione culturale fiorentina diretta dal 2006 da Angelika Stepken – ha lanciato la piattaforma digitale Broken Archive con l’obiettivo di raccogliere le esperienze artistiche che hanno visto nel Mediterraneo la fonte delle loro pratiche e riflessioni.

Culla di una variegata moltitudine di popoli – dai Greci ai Romani, dagli Ottomani ai Bizantini – ponte tra Oriente e Occidente, e teatro, specie negli ultimi anni, di tragedie legate alla smania di potere (pensiamo alla ‘guerra fredda’) o al sentimento di disperazione – l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) conta oltre 20.000 vittime tra i migranti che hanno cercato di attraversarlo dal 2014 a oggi – il Mare Nostrum è stato oggetto di grande attenzione da parte del panorama artistico contemporaneo: non a caso il suo nome compare in quello di due istituzioni non ancora realizzate, ossia il Museo Mediterraneo d’Arte Contemporanea di Palermo (progetto risalente al 2001) e il Museo Regionale dell’Arte Nuragica e dell’Arte Contemporanea del Mediterraneo di Cagliari (progetto risalente invece al 2006) – quest’ultimo affidato, tra l’altro, all’architetta Zaha Hadid – a testimonianza di quanto la nostra identità sia profondamente pregna delle sue acque (i motivi dei ‘temporanei’ fallimenti li lascio intuire a voi…). 

La piattaforma Broken Archive, visitabile sul sito brokenarchive.org, sopperisce, in qualche modo, a tale mancanza raccogliendo l’operato di più di cento artisti che si sono confrontati con le sfaccettate questioni del Mediterraneo. “Dodici concetti-cluster” individuano gli altrettanti macro-temi che caratterizzano i differenti progetti: War, Encounters, The Common, Black Italy, The Colony, Voices, Unmapping, Justice, Disappearing, The Travel, Traces e Re-reading.

Abstracts from the archive of the project Borrowed Faces, collected and commented by Fehras Publishing Practices, 2018-2021, Courtesy the artist
Lek M. Gjeloshi , The real people went away, 2018-2019, Courtesy the artist

Ogni sezione è mossa da un’affermazione, un interrogativo o da un semplice pensiero che ne contraddistingue la natura: “In che modo la guerra plasma il corpo, la mente e l’anima? – ci si domanda, ad esempio, in WarCome essa interrompe le comunicazioni? Chi può cercare la guarigione?”; in Encounters si raccolgono, invece, pratiche di scambio collaborative, mentre in Black Italy si opera “il recupero della produzione culturale nera, una lunga storia”; in The Colony si parte “dalla violenza dell’auto-alienazione”, mentre in Unmapping si cerca di fare chiarezza sul “lato oscuro del Rinascimento”.

Un poderoso corpus di “immagini, testi, pdf, audio, video o trailer” – per la maggior parte dei casi realizzati nell’ambito delle iniziative di Villa Romana – indaga così sulla storia e l’identità del Mediterraneo, e insieme su quelle dei popoli che lo hanno abitato e che ancora oggi lo abbracciano con i loro territori. Non un tradizionale archivio, ci tengono a sottolineare gli ideatori, ma “una rete aperta, variabile e sempre più ricca di prospettive e contenuti”. Preceduto e arricchito da una serie di incontri con diverse personalità incentrati sulle tematiche che ne caratterizzano i propositi – Visual Politics of (Im-)Mobility (2020) con Costanza Caraffa, Mohamed Keita, Armin Linke, Massimo Ricciardo, #everydaygolshahr (Reza Haidari), moderato da Elena Agudio; Black Italy (2020) con Ingrid Greenfield, Angelica Pesarini, Maria Stella Rognoni, Eike Schmidt, Justin Randolph Thompson, moderato da Angelika Stepken; Archival Absence (2021) con Bassel Al Saadi, Fehras Publishing Practices, Ghassan Halwani, United for Intercultural Action (Balint Josa), moderato da Marwa Arsanios – Broken Archive costituisce non solo un dispositivo di riflessione e ricerca, ma anche, e soprattutto, un depositario delle nostre vite. 

brokenarchive.org
villaromana.org
hkw.de

Nina Fischer & Maroan el Sani, Freedom of Movement, 2018, video, HD, 29′, still, Courtesy the artist
Massimo Ricciardo, E solo una linea che ci separa, 2017, installazione nel Photothek – Kunsthistorisches Institut Florenz – Max-Planck-Institut, Courtesy the artist