Le dimensioni geometriche di Bernd Ribbeck | Norma Mangione, Torino

Le geometrie viaggiano in direzioni diverse tra rigore e disgregazione, definendo la complessità del segno che spesso assume valore di verifica.
22 Marzo 2018

Testo di Livia Sperandio

“Il cammino verso la forma, il cui itinerario deve essere dettato da qualche necessità interna o esterna, prevale sul fine da conseguire, sulla fine del percorso. La formazione determina e struttura la forma. Niente nell’opera, e tanto meno la forma, può considerarsi risultato finito, conclusione. Bisogna individuarla come genesi, come movimento.”
Paul Klee nel 1924 durante il discorso sull’arte moderna a Jena, descriveva così la sua idea della pratica artistica.

Questo pensiero è un possibile ingresso al lavoro di Bernd Ribbeck; una serie di dipinti su tavola e carta che coinvolgono in modo totale lo spazio in cui sono ospitati, innescando un movimento avvolgente che si nutre della carica formativa dello studio, della verifica.
Il discorso proposto non si limita alla superficie delle singole opere ma è esteso alle pareti. La galleria Norma Mangione, che ospita questa mostra fino al 7 aprile 2018, muta la sua condizione di white cube in favore di un ambiente rinnovato e si dipinge di quattro colori diversi; ricordo in particolare l’assenza di tono del nero e la spiritualità sottesa dal viola, ma ci sono anche gradazioni di beige e di rosa.

Non risulta difficile designare il colore come protagonista del ragionamento; questo soggetto diventa forma e superficie sotto la guida attenta dell’artista che lo indirizza con estremo controllo, senza abbandonarsi all’astrattismo delle forme, definendo sempre un confine.
Bernd Ribbeck parte da qui per definire una dimensione geometrica fatta di diversi livelli percettivi.

“Bernd Ribbeck”, Norma Mangione Gallery, Torino, 2018, veduta espositiva, credits foto Sebastiano Pellion di Persano

“Bernd Ribbeck”, Norma Mangione Gallery, Torino, 2018, veduta espositiva, credits foto Sebastiano Pellion di Persano

Ponendoci alla giusta distanza dalle opere è possibile riconoscere la potenzialità artistica di ciascuna tecnica scelta. La china, l’acrilico e il pennarello definiscono una pigmentazione piena in contrasto con il tratto della penna a sfera, che interviene arido a suggerire un senso di mancanza e al contempo di rivelazione, come a emulare il gesto dello scavare. In questo modo ogni singolo dipinto si anima di decine di diversi progetti. Se è piacevole trovare nell’immagine campiture dense di colore, risulta anche molto interessante l’intervento in negativo del tratto che attraverso un meccanismo di sottrazione erosiva dà luogo a uno scontro.

Le geometrie viaggiano in direzioni diverse tra rigore e disgregazione, definendo la complessità del segno che spesso assume valore di verifica. L’artista tedesco lascia intravedere un certo sguardo al dinamismo di matrice futurista che, depurato dall’ideologia, è ugualmente volto a livello concettuale allo studio del movimento e della scomposizione per mezzo del colore. Ribbeck attraverso i suoi lavori, non indica nessuna condizione spazio temporale; di fronte alle sue opere non sappiamo dove ci troviamo, non c’è traccia materiale che ci possa indicare delle precise coordinate. Questa velata sensazione di anacronismo non è spaesante perché si nutre di un linguaggio noto e domestico derivante dalla linea e dal colore. Non sottrae realtà al mondo conosciuto ma ascoltandone l’eco, aggiunge nuove prospettive e piani visivi.

E’ così che, tramite un passaggio di sintesi, si definisce l’equivalenza tra scrittura e segno.

Bernd Ribbeck, Untitled, 2018, 40,5x30 cm, acrylics, pigmented marker, ballpoint pen on mdf, courtesy Norma Mangione Gallery, credits foto Sebastiano Pellion di Persano

Bernd Ribbeck, Untitled, 2018, 40,5×30 cm, acrylics, pigmented marker, ballpoint pen on mdf, courtesy Norma Mangione Gallery, credits foto Sebastiano Pellion di Persano

Bernd Ribbeck, Untitled, 2017, 30x18 cm, india ink on paper, courtesy Norma Mangione Gallery, credits foto Sebastiano Pellion di Persano

Bernd Ribbeck, Untitled, 2017, 30×18 cm, india ink on paper, courtesy Norma Mangione Gallery, credits foto Sebastiano Pellion di Persano

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