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ArtVerona 2021, “una rivoluzione nella continuità” | Intervista con Stefano Raimondi

Mancano due settimane all’apertura della 16° edizione di ArtVerona. Dal 15 al 17 ottobre, 135 gallerie si sono date appuntamento negli spazi di Veronafiere, guidate dal direttore artistico, Stefano Raimondi. Per lui sarà un esordio, visto che la scorsa edizione...

Tre Cime di Lavaredo credits StudioTemp per ArtVerona

Mancano due settimane all’apertura della 16° edizione di ArtVerona. Dal 15 al 17 ottobre, 135 gallerie si sono date appuntamento negli spazi di Veronafiere, guidate dal direttore artistico, Stefano Raimondi. Per lui sarà un esordio, visto che la scorsa edizione si è svolta interamente online, formula che non ha reso possibile alla manifestazione di dispiegarsi nella sua interezza e potenzialità. 
Lo scorso giugno, alla prima presentazione della fiera, Raimondi sottolineava: “ArtVerona 2021 ha come leitmotiv o hashtag #ItalianSistem, il sistema italiano: un sistema che è stato sottovalutato, nel senso che molto spesso preferiamo andare all’estero, quando non ci accorgiamo che tutto ciò che ci serve lo abbiamo in Italia: dagli artisti, le gallerie, i magazine, i musei. Ritengo che l’Italia abbia un sistema strutturato e importante. L’obbiettivo di ArtVerona è quello di presentare questo sistema mettendo le gallerie al centro della scena, ma anche tutte quelle realtà senza le quali non ci sarebbe ArtVerona e, più in generale, il sistema dell’arte italiano.”

Scorrendo l’elenco delle gallerie, sembra che Raimondi abbia voluto fare una ricognizione di tante realtà espositive private diffuse in tutto il territorio italiano. Basti pensare che troveremo gallerie provenienti da Belluno, Ortisei, Seregno, Asti, Legnago (VR), Saranno, Alessandria, Reggio Emilia, Spoleto. Da al di là della ‘perlustrazione’ territoriale, dalle parole di Raimondi, nell’intervista che segue, emerge al volontà di evidenziare su cosa poggia questa edizione: “innovazione, qualità, collaborazione, attenzione alle tematiche della sostenibilità ambientale e dell’uguaglianza di genere.”

Ma veniamo alle sezioni della fiera. Quest’anno sono sette le sezioni e presentano diverse novità: oltre alle gallerie d’arte moderna e contemporanea della Main Section, ampio spazio è dato alle realtà emergenti e sperimentali, alle residenze, agli spazi no-profit e ai magazine d’arte (Lab1, a cura di Giulia Floris). La nuova sezione Evolution è costituita da 6 gallerie che lavorano con artisti capaci di sviluppare la propria ricerca attraversointelligenza artificiale, social network, robotica, videogiochi, animazioni 3D, Coding, Big Data e nanotecnologie.  Introduction,una delle principali novità dell’edizione 2021 di ArtVerona curata da Giacinto Di Pietrantonio, ospita 6 giovani gallerie segnalate da altrettante tra le più importanti e riconosciute gallerie “storiche” italiane.  Solo è la sezione che invita 9 gallerie partecipanti a valorizzare con un progetto monografico un giovane artista italiano, mentre Next è lo spazio dedicato a 15 gallerie che presentano e promuovono fino a tre talenti delle generazioni più recenti.
Altra rilevante novità è la presenza di una grande installazione di   Paola Pivi, che presenta il progetto Red Carpet: un tappeto interamente vivibile nella Galleria dei Signori, l’ampio spazio tra i padiglioni della fiera.
Si consolida la relazione tra la fiera e la città con Art & the City: un ampio spettro di progetti che prevede performance, presentazioni, rassegne video, incontri e visite guidate a importanti collezioni. 

Segue l’intervista con Stefano Raimondi —

Elena Bordignon: La scorsa edizione di ArtVerona è saltata a causa della pandemia, lasciandoti un lungo lasso di tempo, in attesa di questa sedicesima edizione. E’ il tuo esordio come direttore artistico di una fiera d’arte contemporanea. Provieni da un ambito strettamente legato alla curatela di mostre e festival – penso a The Blank Art Date -, come racconti questa tua prima esperienza ad ArtVerona?

SR: È un’esperienza che mi sta dando moltissimo e che per certi versi è ricamata sulla mia personalità e studi, che sono stati prima in Marketing e Comunicazione e poi in Storia dell’Arte. Credo che il Direttore Artistico, non solo di una fiera, sia oggi una figura che deve avere conoscenza artistica e competenze manageriali, capacità di ascolto, visione e mediazione. Sento di aver imparato molto e allo stesso tempo di aver portato un valido contributo nella crescita della manifestazione.

ArtVerona – panoramica esterna

EB: Quale taglio hai dato, nel rispetto della tua esperienza curatoriale, ad ArtVerona? In altre parole, quando la fiera rispecchierà i tuo gusti, le tue metodologie e, se vogliamo, strategie?

SR: La prossima edizione è per me una rivoluzione nella continuità. Se l’identità di Verona come fiera attenta al territorio, alle gallerie, agli artisti e ai collezionisti è stato il caposaldo di partenza, dentro questo scenario è cambiato molto. Attraverso le nuove sezioni, l’ampliato team di lavoro, i progetti collaterali mi auguro si potranno vedere le colonne su cui poggia ArtVerona: innovazione, qualità, collaborazione, attenzione alle tematiche della sostenibilità ambientale e dell’uguaglianza di genere.

EB: Inevitabile chiedere come hanno risposto i tanti galleristi che hai contattato in merito alla partecipazione ad ArtVerona. Immagino che non siano i tempi migliori per partecipare a grandi kermesse come una fiera d’arte, in tempi di pandemia. Quali sono state le più grosse difficoltà nel trovare consensi?

SR: Onestamente nessuna difficoltà particolare. I galleristi italiani si sono dimostrati coraggiosi, pronti, aperti alle innovazioni e finalmente slegati da alcuni cliché, così come allo stesso tempo la fiera si è dimostrata vicina, attenta, sensibile. Tutti stiamo dando il massimo e viene molto apprezzato il format di una fiera snella – dura 3 giorni – e sostenibile. Credo che la fiera sia fatta non solo per le gallerie ma con le gallerie, e i confronti avuti in questi due anni hanno portato a selezionare oltre 140 espositori, un numero davvero significativo.

EB: C’è una sezione che mi incuriosisce molto e che ritengo all’avanguardia. Mi riferisco a Evolution. Come è nata l’idea per questa sezione? Ritieni che avrà un risconto positivo per quanto riguarda il mercato?

SR: Tengo molto a questa sezione, che nasce da un mio interesse curatoriale, testimoniato dalle mostre di Cory Arcangel, Pamela Rosenkranz e Eva & Franco Mattes, relativo all’uso che gli artisti fanno delle nuove tecnologie. Le sei gallerie che partecipano alla sezione – Galleria Bianconi, Galleria Mazzoli, Galleria Zero, Postmasters Gallery, The Gallery Apart, Virginia Bianchi Gallery  – presentano artisti e opere che mi auguro avranno un riscontro positivo per la loro qualità e innovazione.

EB: Una delle caratteristiche della fiera veronese è la stretta relazione con la città, grazie a progetti e coinvolgimento di istituzioni. Cosa ti rende orgoglioso per quanto riguarda questa edizione?

SR: La partecipazione della città è testimoniata dai circa 40 eventi che si snodano durante i giorni della fiera, in diversi luoghi storici, istituzioni pubbliche e private. Questo fa capire come ci sia un terreno fertile e desideroso di confrontarsi con l’arte moderna e contemporanea. Penso per esempio al programma di performance al femminile di Marijke De Roover, SAGG Napoli e Sophie Jung curato da Maria Marzia Minelli e Claudia Santeroni al Museo di Castelvecchio, alla mostra di videoarte BLAST– per un’estetica della violenza a cura di Jessica Bianchera e Marta Ferretti negli spazi riaperti per l’occasione di Palazzo Poste o a Ciak Collecting: collezionismo italiano attivo, a cura di Irene Sofia Comi, presso Palazzo Orti Manara.

EB: Oltre alla citata sezione Evolution, ci sono altre novità che vuoi raccontarci di questa 16° edizione?

SR: Ce ne sono ancora moltissime. L’imperdibile tappeto di quasi 500 metri quadrati appositamente realizzato da Paola Pivi in collaborazione con Aquafil S.p.A. – uno dei principali attori in Italia e nel mondo nella produzione di fibre sintetiche da materiale di riciclo  – che accoglierà il visitatore nella Galleria dei Signori. O ancora: la nuova sezione Introduction, curata da Giacinto Di Pietrantonio, che ha visto sei gallerie storiche – Continua, Massimo De Carlo, Giò Marconi, Magazzino, Massimo De Carlo, Studio la Città – introdurre altrettante gallerie “emergenti” che partecipano alla fiera, Pages, curata da Ginevra Bria, dedicata ai magazine, LAB1 a cura di Giulia Floris, che mette in dialogo residenze artistiche e spazi no-profit, i podcast condotti da Maria Chiara Valacchi, i premi mai così numerosi, la pubblicazione e presentazione del catalogo/indagine di Critical Collecting  curata da Antonio Grulli e la concomitanza e sinergia nella giornata di domenica 17 ottobre con Vinitaly Special Edition, che un brindisi finale non fa mai male.

Stefano Raimondi © ph. Paolo Biava