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ADA: un nuovo spazio dedicato all’arte a Roma

Il 27 settembre apre a Roma un nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea: si chiama ADA, è in Via di Tor Fiorenza 18 ed è gestito da Carla Chiarchiaro e Rolando Anselmi, di cui condividerà lo spazio della galleria alternando, con cadenza...

ADA Spazio galleria Via di Tor Fiorenza 18 – 20, 00199 Roma
ADA Spazio galleria Via di Tor Fiorenza 18 – 20, 00199 Roma

Il 27 settembre apre a Roma un nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea: si chiama ADA, è in Via di Tor Fiorenza 18 ed è gestito da Carla Chiarchiaro e Rolando Anselmi, di cui condividerà lo spazio della galleria alternando, con cadenza pressoché bimestrale, la propria programmazione nello spazio. I punti principali della loro linea sono la promozione dell’arte contemporanea italiana, il supporto ai giovani artisti, l’attenzione rivolta al radicamento al territorio.
La prima mostra che vedremo da ADA sarà una personale di Luca De Leva (Milano, 1986), dal titolo Ultime Volontà.

Di seguito un’intervista con Carla Chiarchiaro e Rolando Anselmi.

ATP: “ADA è un progetto dedicato alla promozione dell’arte contemporanea italiana”. Partiamo da questo dato, importante: avete deciso di dedicare la vostra ricerca e attenzione agli artisti del nostro paese. Come mai questa linea di scouting?

Carla Chiarchiaro, Rolando Anselmi: Questa linea di scounting nasce da una serie di riflessioni sviluppate nel corso della nostra esperienza professionale. In primo luogo abbiamo risposto alla necessità di sentire noi stessi rappresentati dalla ricerca proposta da ADA, ovvero lavorare con artisti che parlino il nostro stesso “linguaggio” e il cui lavoro porti con sé il segno delle nostre radici e del nostro tempo.
È come se ci fossimo implicitamente interrogati sul ruolo dell’arte e su che tipo di risposte ci aspettiamo dalla pratica artistica. È fondamentale per noi poter condividere un bagaglio culturale ed esperienziale con gli artisti con cui lavoriamo, in modo da poter entrare completamente nel loro lavoro ed intraprendere un percorso di crescita condiviso.
In secondo luogo abbiamo fatto delle riflessioni legate al posizionamento degli artisti contemporanei italiani nel mercato dell’arte attuale e le ragioni per cui l’arte giovane italiana risulti essere poco “competitiva” su un piano internazionale. Da qui il tema del supporto ai giovani italiani, la volontà di creare un centro propulsore, un gruppo coeso e l’idea di partire dal nostro territorio.

ATP: In che modo volete distinguervi, ma forse anche avvicinarvi, ai numerosi spazi (no profit, gallerie, fondazioni,…) che si dedicano in Italia al contemporaneo?

CC, RA: Ogni spazio è contraddistinto dalla propria identità e dal proprio modo di lavorare. Per quanto concerne ADA, l’obiettivo è quello di mantenere un’identità forte e condividere un percorso di crescita con gli artisti. In questo percorso puntiamo a coinvolgere il nostro pubblico.
Nella risposta precedente parlavamo delle riflessioni che hanno dato origine al nostro progetto, non ultima è la riflessione sul ruolo del gallerista nella contemporaneità, il tipo di supporto che deve offrire agli artisti e sulla possibilità di lavorare su un modello di galleria maggiormente sostenibile. A questo proposito ad esempio, ADA, che si propone l’obiettivo di lavorare su progetti indoor e outdoor, condividerà lo spazio di galleria con Rolando Anselmi Roma alternando, con cadenza pressoché bimestrale, la propria programmazione nello spazio.

ATP: Darete importanza anche a progetti outdoor, fiere e pubblicazioni come occasione per veicolare ad ampio raggio i vostri progetti. Mi spieghereste meglio come intendete sviluppare queste iniziative?

CC, RA: Per quanto concerne i progetti outdoor ADA punta a lavorare sia su mostre nello spazio di galleria che su progetti in spazi esterni, luoghi con una propria storia, con la cui architettura e identità gli artisti dovranno di volta in volta dialogare.
Relativamente alle fiere, inizieremo con Art Verona il prossimo ottobre ma stiamo già mettendo a fuoco un programma fieristico mirato, che possa – con i tempi ed i passi giusti – orientare la traiettoria di ADA su una piattaforma internazionalmente aperta. È davvero importante che artisti e realtà italiane come la nostra si inseriscano in una conversazione più allargata possibile, non in ultimo sui mercati.
Infine, per quanto riguarda le pubblicazioni, le intendiamo come uno strumento complementare alla comprensione della pratica artistica ed un modo per cristallizzare il lavoro svolto…abbiamo già in mente un progetto molto interessante, che contiamo di realizzare quanto prima.

ATP: Inaugurerete la vostra attività il 27 settembre con una personale di Luca De Leva. Cosa vi interessa della sua ricerca?

CC, RA: Entrambi seguiamo da molto il lavoro di Luca De Leva. La sua è una poetica della revisione, della rilettura e del valore dell’alterità intesa come il non io. Questo non io coincide con i diversi io che ci circondano e rispetto ai quali possiamo determinarci. La sua ricerca lo porta ad allontanarsi da se stesso per accumulare nuove identità e ad abbandonare progressivamente la creazione in favore della rielaborazione. “Scavo nella mia mente tentando di non essere me stesso e accumulo identità dalle quali germinano altri linguaggi. Sto cercando un significante originario che faccia diventare me significato, per poi abbandonarmi del tutto ad una nuova forma.”

ATP: Cosa affronta l’artista con la mostra? quali tematiche approfondisce?

CC, RA: Le opere in mostra derivano da oggetti acquistati secondo un’affinità’ intuitiva e destinati ad essere decontestualizzati dalla loro esistenza originaria per acquisire una diversa identità.
Tramite queste l’artista manifesta la volontà di smettere di creare affermando di poter soltanto riutilizzare e conservare ciò che esiste già. La sua è una sintesi estrema che lo porta a svuotare di senso tanto la soggettività quanto il legame che stabiliamo con ciò ci circonda.
Gli oggetti vengono riempiti di senso da tutte quelle azioni che ne hanno giustificato la produzione e la presenza e tali azioni sono come gli anelli di una catena, che l’artista sente la necessità di continuare mediante un’operazione di straniamento percettivo.
Il ribaltamento percettivo nei confronti del suo stesso lavoro può’ assumere significati molteplici.
Non è la prima volta che Luca De Leva esplora la prospettiva di un differente sguardo sul mondo, come ad esempio tramite la malattia, così come non è la prima volta che opera una “sostituzione” di personalità’.

ATP: Progetti per il futuro?

CC, RA: La prossima mostra in programma è la personale di Lorenzo Pace, un artista romano, nato nel 1984. Successivamente altre due personali di artisti italiani ed un progetto outdoor, ma per il momento non vorremmo rivelare di più.

Luca De Leva Saltellando tra i passi falsi, 2017 fiberglass, bronze 114 x 27 x 37 cm courtesy of the Artist and ADA, Rome
Luca De Leva Saltellando tra i passi falsi, 2017 fiberglass, bronze 114 x 27 x 37 cm courtesy of the Artist and ADA, Rome
Luca De Leva Bava, 2017 spat toothpaste, acrylic on canvas 30 x 40 x 3 cm courtesy of the Artist and ADA, Rome
Luca De Leva Bava, 2017 spat toothpaste, acrylic on canvas 30 x 40 x 3 cm courtesy of the Artist and ADA, Rome
Lorenzo Pace Bad Orange Fresh acrylic spray on canvas 50 x 70 x 4,5 cm courtesy of the Artist and ADA, Rome
Lorenzo Pace Bad Orange Fresh acrylic spray on canvas 50 x 70 x 4,5 cm courtesy of the Artist and ADA, Rome