A PLACE TO BE | Lato, Prato

È giunto alla fine il progetto organizzato da Matteo Innocenti a Prato: A place to be.
30 Dicembre 2016

Matteo Innocenti, in collaborazione con l’architetto Luca Gambacorti, ha curato una serie di progetti per Lato, lo studio d’architettura di Gambacorti a Prato. L’obiettivo era quello di creare una stretta relazione tra artista e spazio, per riflettere su quanto il luogo abbia importanza e influenza sull’opera d’arte e viceversa. L’idea, la creazione, lo sviluppo espositivo, la fruizione, la spiegazione e la criticizzazione dei lavori avvengono in uno spazio, e forse grazie (o per colpa) di questo. Il fine è un percorso attuato con un’“ottica di responsabilità”, in un’operazione che non sfrutta il luogo per esporre le opere, ma lo rivaluta nella sua identità fisica, per poi partire proprio da quella. D’altra parte, è un confronto tra un curatore, gli artisti coinvolti e un architetto.

Di seguito un estratto dai comunicati stampa delle mostre presentate nel 2016.

Enrico Vezzi: Future in my mind. 19 marzo – 6 maggio

[…] Il progetto di Enrico Vezzi come un percorso che da un’orizzonte immaginifico, attraverso spostamenti progressivi denotati da condivisione e collaborazione, conduce a una possibilità concreta d’intervento nel reale […] L’aspetto relazionale si pone a fondamento dell’intero progetto – e in generale della ricerca dell’artista; 7 Luca’s Wonders è un dialogo in fieri tra Enrico e Luca per mezzo delle immagini, il primo intervenendo con la rielaborazione di un progetto già esistente, Primi Insediamenti Umani – serie fotografica di costruzioni spontanee in progressione lungo un paesaggio marino – il secondo con la scelta di sette edifici del novecento considerati essenziali per la propria formazione e visione. Si tratta di due declinazioni del costruire, poste tra loro in correlazione: quella naturale in legna ed altri elementi con funzione di riparo – che ad un livello precedente riguarda la sopravvivenza stessa – e quella invece mediata dalla scienza, dalla tecnica e dalla tecnologia per giungere ad architetture che abbiano oltre al valore funzionale uno rappresentativo (talvolta divenuto iconico). Si delinea così la questione della “progettazione” in tutta la sua ampiezza: essa è il modo originario tramite cui interveniamo nel mondo, seguendo un pensiero personale ma necessariamente mirato alla condivisione. Da qui prende le mosse the world we build, conversazione tra l’artista e il curatore: da un incipit ispirato dal testo dell’architetto Richard Neutra Progettare per Sopravvivere (Survival through Design), essa viene sviluppata come meta-riflessione intorno alla genesi e al divenire della mostra, col proposito ulteriore di affermare il bisogno di una collettiva presa di coscienza a riguardo dell’importanza di ogni nostra azione, in quanto esseri umani, rispetto al mondo – qui considerato nella doppia accezione di costituzione fisico-ambientale e di sistema di interrelazioni in atto. Ne danno esemplificazione proprio le immagini dello spazio precedenti all’intervento di recupero, quando, a realizzazione di una personale aspirazione, Lato è stato trasformato da area in abbandono a luogo per attività, incontri, confronti.

Enrico Vezzi ñ Future In My Mind ñ LiberationCarousel (dettaglio) ñ ph.IoGim ñ 2016

Enrico Vezzi ñ Future In My Mind ñ LiberationCarousel (dettaglio) ñ ph.IoGim ñ 2016

Fabio Cresci: Su cosa s’impernia? 16 giugno – 28 luglio

[La mostra si sviluppa] secondo una disposizione personale, a carattere evocativo, che riguarda contemporaneamente sia i modi in cui l’arte fa scaturire in noi delle domande significative sia quel processo che è in grado di trasformare uno “spazio” in “luogo” – assumendo sempre a termine di riferimento l’individuo, il quale nel primo caso è soggetto con il pensiero e nel secondo con l’azione. Sostenuto da un’idea, Lato ha avuto inizio da un atto; l’apertura e la sostituzione della grande porta antica, in legno massello, che segnava l’ingresso dell’edificio che fu industriale. L’installazione La porta ri-attualizza tale decisione necessaria a intraprendere una nuova storia, attraverso tracce che tuttora esistono poiché – sono le uniche – conservate: il portale stesso collocato in orizzontale (dopo la sua rimozione) e gli elementi di accompagnamento quali cardini, stipiti, paletti, serratura. L’aspetto particolare, collegato alla vicenda di fondazione dello studio di architettura che poi è divenuto un collettore di attività e di ricerca, viene traslato in termini più generali fino a divenire d’impulso per una riflessione condivisibile sui motivi del nostro agire e sugli effetti che ne derivano.

Fabio Cresci - La porta - 2016 - ph. Luca Gambacorti

Fabio Cresci – La porta – 2016 – ph. Luca Gambacorti

Paolo Parisi: Unité d’Habitation (Platform). 14 ottobre – 2 dicembre

I tentativi verso una prossimità tra la dimensione artistica, che di per sé è sempre rappresentativa di qualcosa di ulteriore, e la prassi aderente alle funzioni che viene svolta nel quotidiano, assumono un certo grado di concretezza quando vengono declinati a un’idea delimitata di utilità, come avvenuto con carattere programmatico soprattutto nella produzione industriale e nell’architettura, volendosi riferire a una eredità culturale non troppo lontana, durante quel modernismo che dà i primi segni al principio del novecento. Discorso differente e più complesso invece è provare a delineare quale e quanta sia la portata generale dell’arte al livello del sensibile, rispetto alle personali attitudini a guardare ed esperire il mondo: poiché qui tutto diviene insieme più organico e più vago, la stessa dimensione temporale si allenta, quasi dissolvendosi – i segni di ogni tempo, giungendo alla soglia della recettività, possono concorrere per dinamiche infinite alla costituzione del nostro modo di essere. Attraversando questi estremi tra loro in relazione, riferibili all’oggettività e alla soggettività – più nello specifico: a ciò che dell’oggetto diviene mezzo di sensibilità – la ricerca di Paolo Parisi trova vie di costante approfondimento.

Durante i giorni di queste mostre sono stati organizzati altri eventi all’interno di Lato. L’intervento sonoro Live Electronics del musicista Tommaso Rosato (14 ottobre); la performance di Kinkaleri intitolata Stealing, come secondo appuntamento del programma di Paolo Parisi; l’incontro con l’architetto Marco Meozzi per indagare l’architettura di Le Corbusier, in particolare Unité d’habitation (titolo di una serie di Parisi), una delle sue architetture più significative; l’incontro con Remo Zanin, Enrico Vezzi (con un’installazione che pone in relazione il suono e la materia) e Fabio Cresci (con una narrazione di immagini e parola). Il tutto si è concluso con Vittoria Ciolini, che, insieme ad Alba Braza, ha ricostruire “la storia e le ragioni ad essa connesse dello spazio Dryphoto. Punto d’inizio il riferimento a Franco Vaccari e a Luigi Ghirri, testimonianza di una volontà di spostamento d’attenzione dall’idea di paesaggio ammirato nello spazio illusorio della bidimensionalità (lontano e irraggiungibile) all’idea di paesaggio esperito (con evidenti connessioni ad istanze sociali, politiche, culturali).

Paolo Parisi - U.s.a.i.s.o.,   1996-2013  - cartone,   gesso - 3 elementi

Paolo Parisi – U.s.a.i.s.o., 1996-2013 – cartone, gesso – 3 elementi

Tommaso Rosati — Live Electronics
14 ottobre
Ad apertura della mostra, l’intervento sonoro Live Electronics del musicista Tommaso Rosati, a partire dal girato inedito dell’azione Nomi dei Colori Classici (Sinfonia); in un processo di stratificazione, ri-attuato in tempo reale, l’opera video-audio di partenza, gia? a sua volta derivata da un processo di improvvisazione, diventa stimolo per una nuova composizione.

Kinkaleri —  Stealing
28 ottobre
Il secondo appuntamento del programma di Unite? d’Habitation (Platform) di Paolo Parisi e? Kinkaleri Stealing con Marco Mazzoni, azione performativa inedita.
Nell’area della piattaforma il corpo diventa tramite di esperienza di un processo. Seguendo una partitura invisibile, una successione di movimenti arriva a formarsi come immagine, e nel fare cio? indaga alcuni delle possibilita? della rappresentazione stessa.

Marco Meozzi — Into Architecture
11 novembre
Marco Meozzi, architetto, racconta attraverso un viaggio fatto di idee e di immagini una delle figure centrali della cultura del secolo scorso, tuttora un riferimento: «Paolo Parisi ha chiamato una delle sue serie ‘Unite? d’habitation’ , ovvero una delle architetture tra le piu? significative e conturbanti realizzate da Charles-Edouard Jeanneret-Gris: meglio conosciuto come Le Corbusier, e? stato architetto, urbanista, pittore, scultore, designer, trattatista, scrittore. Bisogna andare ai tempi dell’Umanesimo ed ai suoi geni per trovare una simile unita? tra le discipline.»

Fabio Cresci, Enrico Vezzi, Remo Zanin — Orientarsi
25 novembre
Enrico Vezzi e Remo Zanin intervengono con un’installazione che pone in relazione il suono e la materia, vari aspetti di matrice scientifica e filosofica. Con le loro parole: «Ci sono forze invisibili che possono essere materializzate se riusciamo a renderle evidenti. Il nostro intervento cerchera? di renderle tali, per ricordarci quanto il grado di consapevolezza del presente possa influenzare gli altri ed i luoghi in cui abitiamo.» Fabio Cresci ci invita ad un viaggio insieme mentale e reale. Navigare attraverso una narrazione di immagine e parola, fino a trascendere l’atto stesso: da esperienza concreta a situazione esistenziale. Cercare le coordinate del proprio percorso, restare vigili, trovare un punto in cui potere provvisoriamente sostare, tutto cio? riguarda il nostro continuo orientamento nel mondo.

Vittoria Ciolini + Alba Braza + 4 figure misteriose Infinito
2 dicembre
In occasione della serata conclusiva, dopo i quattro eventi gia? occorsi, Vittoria Ciolini, insieme ad Alba Braza, provera? a ricostruire la storia e le ragioni ad essa connesse dello spazio Dryphoto. Punto d’inizio il riferimento a Franco Vaccari e a Luigi Ghirri, testimonianza di una volonta? di spostamento d’attenzione dall’idea di paesaggio ammirato nello spazio illusorio della bidimensionalita? (lontano e irraggiungibile) all’idea di paesaggio esperito (con evidenti connessioni ad istanze sociali, politiche, culturali).

Per maggiori informazioni consulta il pdf:  A place to be 2016.

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