ANA BLAGOJEVIC
Recovery
Dal 2012 ho investito le mie energie in un percorso di viaggi, selezioni e ricerche dal quale deriva Recovery. Il progetto muove i passi dalla necessita? di sbloccare una sospensione nei confronti di un tempo passato e di un luogo del quale la mia famiglia ha voluto cancellare le memorie. Nel 1991 ci siamo trasferiti dalla Serbia in Italia. Si e? generato negli anni successivi un sentimento di repulsione verso un passato che non avevo conosciuto direttamente, finche? ho maturato la volonta? di trovare una mia visione del presente, senza intermediari se non la mia ricerca. Nessun ritorno alle origini: solo pura curiosita? di capire il presente. Ho fatto otto viaggi nell’ex Jugoslavia nel corso di tre anni coprendo le aree della Serbia, Slovenia, Croazia, Bosnia, Macedonia fino ad arrivare al Kosovo. Ho analizzato scenari e contesti musicali live, il piu? delle volte realta? underground. Ho prodotto una grande quantita? di fotografie, ma il senso di frustrazione, un sentimento oscillante tra disorientamento e forte identificazione con il soggetto ha reso necessario un intervento netto sulle immagini: ho scelto di ritargliarle in modo crudo riducendole a ritratti completamente decontestualizzati. Volti che racchiudono un atteggiamento diffuso nella realta? giovanile balcanica, di disincanto cinico e sarcastico sprofondato nel grigiore dell’ambiente, che tuttavia convive con un’energia opposta, quasi mistica, di forza e di slancio per andare oltre: energia, motivazione ed entusiasmo di ricreare un proprio presente con colori saturi. Da qui deriva: Ikone. I loro lineamenti e le loro fisionomie slave divengono attraverso quei ritagli delle icone vive di una realta? che per me appartiene al passato, ma e? assolutamente presente. L’intero titolo del progetto prende il nome da un errore fortuito avvenuto nel corso dei viaggi: una scheda di memoria rotta. Il software di recupero file ha originato una cartella chiamata Recovery che conteneva questi file rovinati. Il secondo capitolo prende corpo da questo errore, Glitch. Si tratta di immagini segnati da un guasto elettronico improvviso grazie al quale ridisegnano dei nuovi paesaggi digitali con colori acidi e distorti come i suoni ripresi. Mentre la terza parte ??????? e’ la fusione di due sguardi, quello di mia madre e il mio. Al ritorno dai miei viaggi ho ritrovato una vecchia scatola rimasta accantonata per anni, contenente diari, lettere, disegni e fotografie. Le composizioni di ??????? sono l’analisi di piu? memorie che si richiamano e che parlando di una storia ne evoca tante altre. La mia memoria di quei luoghi era danneggiata e frammentaria, questo e’ il tentativo di rimettere insieme i pezzi con quanto avevo a disposizione. E’ un tentativo di ricostruire una terza memoria che non e’ piu? soggettiva, ma assume altri variabili significati.
Ana Blagojevic, nata a Belgrado nel 1988. Attualmente vive e lavora a Verona. Nel 2011 si laurea in Arti Visive e dello Spettacolo all’Universita IUAV di Venezia. Ha trascorso un periodo di studi all’Hoogeschool Sint-Lukas a Bruxelles e alla scuola di fotografia cfp Bauer a Milano. Nel 2012 entra a far parte del collettivo fotografico Cesura, dove resta per tre anni. In due di questi affianca il fotografo dell’agenzia Magnum Photos Alex Majoli confrontandosi quotidianamente con il suo pensiero e il suo metodo di lavoro. Nel 2015 conclude questa esperienza e torna a Verona. Nel 2016 viene selezionata e le viene assegnata la residenza artistica presso la Fondazione Bevilacqua la Masa a Venezia.
RICCARDO BANFI
CLUBNIGHT
Nel tempo mi sono confrontato soprattutto con tematiche e contenuti legati alla cultura musicale e giovanile, tra cui il clubbing. Ho raccolto materiali riguardanti questa cultura nonche? testimonianze di momenti vissuti in prima persona. Fotografie, flyer, poster, ticket, oggetti e video che raccontano e mi riportano alla memoria dei precisi luoghi ed esperienze. Nel primo episodio della serie CLUBNIGHT, un libro d’artista il cui oggetto e? il missaggio, 20 fotografie del mio archivio sono state musicate da una successione di altrettanti brani composta dal duo The Analogue Cops; in
CLUBNIGHT#2 l’intento e? stato invece di riprodurre l’esperienza del clubbing in uno spazio espositivo, realizzando una installazione ambientale che combinava circa 400 fotografie scattate al Tenax di Firenze, uno dei piu? importanti club della scena house italiana contemporanea, una luce stroboscopica e un audio registrato nello stesso locale. Questo lavoro ha avuto poi una duplice evoluzione, prima come teatro della performance CLUBNIGHT#2 meets AVNetwerk con la partecipazione della dj Paquita Gordon, diventando per una giornata un vero e proprio club, successivamente come libro fotografico Tnx che raccoglie una selezione di 39 scatti. La spinta ad approfondire questo panorama ha preso forma anche tramite un approccio piu? documentario, sempre cercando di suggerire una riflessione non solo sulla sfera del divertimento e dell’evasione, ma anche sulla ritualita? e l’appartenenza a una sottocultura, interrogandomi sui ruoli degli individui all’interno di una comunita? e sulle loro modalita? di interazione. Esempi cruciali sono (I quake) feeling that I’ve been caught (2012), in cui in risposta al divieto di fotografare gli interni di uno dei piu? importanti club, il Berghain di Berlino, ho realizzato uno studio topografico della sua architettura associandolo a oggetti e fotografie che documentano cio? che e? accaduto prima e dopo l’arco di una notte al suo interno, e No standing just dancing (20132014) una serie sulla rinascita della club scene parigina osservandola da tre punti di vista: il dancefloor, la produzione musicale e il paesaggio urbano.
Riccardo Banfi completa i suoi studi nel 2012 con la laurea in Progettazione e Produzione delle Arti Visive allo IUAV di Venezia. Il suo lavoro e? stato presentato in istituzioni e festival in Europa tra cui: Cneai (Parigi), Fondazione Bevilacqua La Masa, Casa dei Tre Oci e La Serra dei Giardini (Venezia); Agora (Berlino); International Festival of Short Film (Ginevra); LOOP Video Art Festival (Barcellona); Fonderia Artistica Battaglia (Milano). Nel 2012 e? stato artista in residenza alla Fondazione Bevilacqua la Masa (Venezia), nel 2013 presso Dena Foundation for Contemporary Art (Parigi) e nel 2015 partecipa al Microclima Research
Program a Guwahati (India) promosso da Microclima (Venezia).
LORENZO COMMISSO & RACHELE BURGATO
COLORA – THE ZEBRA CROSSING
COLORA The Zebra Crossing e? un progetto audio video, un esperimento sinestetico che tenta di comprendere come la percezione di un’immagine filmica viene influenzata da un suono e viceversa. La ricerca che la performance vuole sviluppare, parte dallo studio del doppio, come elemento spaziale, visivo e perturbante. Agli strumenti elettronici e? delegato il compito di attivare azioni avvenute in un tempo ormai concluso, ma che, grazie al fatto di essere state registrate, possono riemergere nel presente, all’interno del tempo dell’azione. Una metafora di come quotidianamente l’azione del corpo viene sostituita dall’azione di un dispositivo.
COLORA_ The Zebra Crossing e? un progetto audio video, nato all’interno della Residenza Bevilacqua LaMasa di Venezia nel 2013. E’ un esperimento sinestetico che tenta di comprendere come la percezione di un’immagine filmica viene influenzata da un suono e viceversa. La ricerca che l’esibizione vuole sviluppare, parte dallo studio del doppio, come elemento spaziale, visivo e perturbante. Alla macchina (gli strumenti elettronici) e? delegato il compito di attivare azioni avvenute in un tempo ormai concluso, ma che, grazie al fatto di essere state registrate, possono riemergere nel presente, all’interno del tempo della performance. Una metafora di come quotidianamente l’azione del corpo viene sostituita dall’azione di un dispositivo.
cargocollective.com/colora
soundcloud: colora-thezebracrossing
1…2…3 COLORA Intervista di Marco Tagliafierro per Atp Diary
COLORA, Gorilla in the Taxi, GIF 2016