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12 fotografi a Palazzo Barberini per Italia in attesa

Palazzo Barberi accoglie negli spazi dedicati alle proprie collezioni il progetto Italia in attesa. 12 racconti fotografici con i contributi di 12 fotografi contemporanei appartenenti a diverse generazioni, le cui opere andranno a costituire un nuovo fondo fotografico composto da...

Palazzo Barberini – Italia In-Attesa – Installation view – Foto Alberto Novelli
Silvia Camporesi, Spiaggia libera, Cesenatico, 2020

Palazzo Barberi accoglie negli spazi dedicati alle proprie collezioni il progetto Italia in attesa. 12 racconti fotografici con i contributi di 12 fotografi contemporanei appartenenti a diverse generazioni, le cui opere andranno a costituire un nuovo fondo fotografico composto da oltre cento fotografie acquisite nelle collezioni dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione e, dunque, patrimonio di tutti i cittadini. Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr, George Tatge sono stati selezionati da un Comitato Scientifico presieduto da Margherita Guccione, e composto da Simona Antonacci, Carlo Birozzi, Pippo Ciorra, Fabio De Chirico, Matteo Piccioni. Avviato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo in sinergia con l’ICCD, Italia in attesa è il primo capitolo di 2020FermoImmagine, un più ampio programma di promozione dei linguaggi della fotografia – coordinato dalla stessa Direzione Generale e incentrato su due call Refocus, sviluppate in collaborazione con la Triennale di Milano e con il Mufoco, Museo di Fotografia Contemporanea – che ha raccolto un fondo di 2650 immagini, scattate tra il 25 aprile e il 2 maggio 2020, e che verrà presentato nella mostra Città sospese a Palazzo Poli, sede dell’Istituto Centrale per la Grafica. Nelle parole di Onofrio Cutaia, Direttore Generale Creatività Contemporanea, “Italia in-attesa, avviato nel mese di aprile e concluso a metà maggio 2020, è stato immaginato per rispondere in un modo il più possibile tempestivo a una situazione imprevista e imprevedibile. Esso rifletteva da un lato l’esigenza di sostenere il Patrimonio italiano, anch’esso fortemente colpito dalla crisi che investiva il Paese, dall’altro, l’urgenza di testimoniarne un momento destinato a iscriversi necessariamente, seppur nel senso della discontinuità e della frattura, nella storia delle vite di ognuno, come delle nostre “pietre” e dei nostri “beni” e della percezione che abbiamo di essi”.
Il percorso della mostra si snoda attraverso cinque ambienti allestiti in modo da integrare le opere con le preesistenze architettoniche e le collezioni in loco, nel tentativo di innescare un dialogo quanto più fluido tra incursioni contemporanee e antichità. Tre delle sale – la Sala delle Colonne, le Cucine novecentesche e la Serra ottocentesca – vengono aperte per la prima volta, lanciando un segnale rilevante in un momento in cui i Musei hanno appena riavviato il loro dialogo con il pubblico, misurandosi, dopo lunghi mesi di attesa, con le nuove sfide del momento contestuale e ponendo come urgenti alcune questioni nodali: la salvaguardia del patrimonio, la sua documentazione e diffusione, il ruolo di promozione nell’incentivo alla produzione contemporanea, la tutela di una memoria storica collettiva dei luoghi.
Le opere prodotte per la Committenza rivelano la peculiarità degli sguardi chiamati a descrivere il patrimonio culturale e il paesaggio italiani nel complesso momento del primo lockdown; abbiamo presto appreso la familiarità con quei luoghi deserti, in cui il vuoto e l’assenza hanno spesso risuonato a gran voce, ricordando a molti la necessità di un ritorno a un contatto quasi primigenio con le radici, storiche e culturali, di cui quegli stessi luoghi sono portavoce silenti, e spesso trascurati. Spazio intimo e mentale, tempo quotidiano, paesaggi urbani ed extra-urbani, siti e luoghi di cultura della Penisola, fanno da eco alla narrazione corale azionata all’interno delle diverse sale.

Palazzo Barberini – Italia In-Attesa – Installation view – Foto Alberto Novelli
Walter Niedermayr, Pragser Wildsee/Lago di Braie, 02.05.2020, 11:56:13 – 11.56:35
Palazzo Barberini – Italia In-Attesa – Installation view – Foto Alberto Novelli

Al piano terra, nella Sala delle Colonne, quella in cui il cardinale Francesco Barberini espose parte della propria collezione di antichità, Olivo Barbieri e Guido Guidi si fronteggiano con due serie fotografiche che, seppur nella assoluta diversità di linguaggi, sono riconducibili a una tensione concettuale che attraversa in parte tutta la mostra. Da un lato, Guidi si impossessa di una forma di temporalità sospesa, congelata in un paesaggio minimo dai toni freddi, in cui le immagini polverose degli oggetti inanimati raccontano di una quotidianità a portata di mano e non più indifferente. Dall’altro, Barbieri sceglie la Camera picta di Mantegna con la profondità dei suoi blu lapislazzuli per riflettere sull’immagine come dispositivo, concentrandosi su un taglio compositivo ravvicinato, che evidenzia il gesto e lo sguardo: chi guarda cosa? quali strategie comunicative l’arte è in grado di attuare?
Nella sala delle cucine novecentesche – spazio un tempo adibito a “stanza del leone”, dove veniva allevato uno degli animali esotici del Palazzo, ad antiquarium, e, infine, impiegato come cucina dal Circolo Ufficiali delle Forze Armate – vengono presentati i progetti di sei fotografi posti in un dialogo in cui i tagli di luce contrastata, il bianco e nero, la veduta rialzata, il colore, le atmosfere sospese, i luoghi di affezione e gli spazi simbolici accompagnano alla scoperta di prospettive sempre cangianti. Silvia Camporesi ritrae i luoghi della sua infanzia, stranianti e privi di traccia umana, portatori di un ricordo che si riattiva di volta in volta, piegato a co-abitare gli spazi dell’attesa; Antonio Biasiucci nel suo polittico in bianco e nero fotografa i ceppi di alberi recisi, rintracciando fisionomie antropomorfe riattivatrici di un contatto ancestrale con la Natura e le sue forme simboliche; George Tatge immortala il silenzio metafisico delle piazze umbre fotografate in bianco e nero nei giorni di cielo terso; Allegra Martin fotografa alcuni spazi consacrati alla cultura e alla conservazione dei beni culturali e artistici di Milano durante il lockdown, immergendosi in un tempo prolungato, in cui l’attesa investe gli oggetti e lo spazio, confondendo il presente con il passato; Mario Cresci configura lo spazio, attraverso alcuni frame da video e fotografie, leggendolo da una prospettiva domestica, in cui esterno e interno si confondono in immagini quasi oniriche, surreali; infine, Francesco Jodice, mediante le immagini satellitari, affianca l’archeologia millenaria del Colosseo alle architetture megalitiche del Corviale di Roma, del Quadrilatero di Trieste, delle Vele di Napoli, del Gallaratese di Milano, dello ZEN di Palermo, edifici memori di una stagione ormai conclusa di piani per l’edilizia finalizzati alla costruzione di una nuova identità comunitaria e di un nuovo tessuto sociale, attraverso ipotesi di emancipazione irrimediabilmente fallite, o rimaste irrealizzate. Si prosegue al piano nobile con la Sala Ovale, progettata da Gian Lorenzo Bernini in netto contrasto con lo sfondato prospettico della volta dipinta da Pietro da Cortona, che ospita i paesaggi eterei scattati tra Rimini e Venezia da Paola De Pietri; nell’adiacente Sala Paesaggi, tra le vedute degli antichi feudi Barberini e una decorazione di festoni di frutta e medaglioni con lo Zodiaco, Walter Niedermayr presenta due imponenti dittici con il Lago di Braies e il Passo Sella, luoghi spesso inficiati da un turismo massificante, privi di presenza umana. Nella Serra ottocentesca, infine, Andrea Jemolo e Ilaria Ferretti  si confrontano con il paesaggio urbano, l’uno ritraendo quasi in sequenza filmica alcuni luoghi topici di una Roma deserta e accecata dal sole, l’altra confrontandosi con alcuni centri storici danneggiati dal terremoto del 2016 attraverso un foto-racconto in bianco e nero in cui il movimento degli uccelli, i dettagli di ombre e quelli legati a un mondo ancestrale immerso nella compagna, ritmano il tempo sospeso legandolo a una memoria antica. 

Allegra Martin, Piccolo Teatro Grassi, Milano 2020
Guido Guidi, Ronta, Cesena 2020
Palazzo Barberini – Italia In-Attesa – Installation view – Foto Alberto Novelli
Palazzo Barberini – Italia In-Attesa – Installation view – Foto Alberto Novelli
Francesco Jodice, Falansterio, Gallaratese #004, Milano 2020
Andrea Jemolo, Un racconto silenzioso, La villa, Roma 2020
Palazzo Barberini – Italia In-Attesa – Installation view – Foto Alberto Novelli
Paola De Pietri, Rimini Venerzia, 2020