







Arrivo all’opening in orario e una ressa di gente si stipa dentro al boxerino (rivisto, rinnovato, semplificato) dallo Studio Santachiara. Stranamente il pubblico non è il ‘solito’ pubblico, c’è un misto di giacche e cravatte, anziani e dignitosi signori e un bel gruppo di giovanissimi artisti. Passato l’entusiasmo davanti a patatine, olive, salatini e prosecco, tutti a guardare, leggere e capire le opere di Pietro Agostoni, Dino Balliana, Lisa Dalfino, Marco Caeran, Derek Maria Francesco Di Fabio, Dario Guccio, Beatrice Marchi, Anna Mostosi, Francesco Joao Scavarda e Davide Stucchi. L’opera più coraggiosa ‘Deposit’ di Dino Balliana: una scritta adesiva bianca appiccicata al muro che aspetta che la polvere del tempo, portata dai visitatori, si depositi tra una lettera e l’altra. Curiosa la scultura di Derek Maria Francesco Di Fabio, ‘Svernare’: un agglomerato di marmo, resina e legno recuperato a Carrara. In quest’opera c’è dentro un week end nella città toscana per motivi di relax, c’è dentro GUM Studio, una performance non finita, un certo video Rapina No Stress, un festival ecc. ecc. Delirio e no-sense-make-a-sense. Secondo me lui è da tenere d’occhio. Poetico misto buffo il piccolo ‘mare’ di Marco Caeran dove una piccola scultura di carta scivola sull’acqua. Strano modo di narrare l’ ‘amore’ di Betrice Marchi (da me già adocchiata per gli stessi motivi di Derek) nell’opera ‘Le persone che amo, quando mi imitano, tendono a somigliarsi’: un sacco a pelo di finta pelliccia e due piccole foto di un ragazzo.